Oltre 30 tra dipinti ad olio e tecniche miste, una decina di monotopi realizzati con la tecnica della pittura serigrafica e una decina di disegni, esposti con il titolo "visioni d'artista"- nei due spazi espositivi della galleria "Arte Paolo Maffei" di Padova (in Via Vescovado, 19 e in Via A. F. Bonporti, 30, fino al 31 dicembre) consentono di approfondire la ricerca sulla materia pittorica dell'artista veneziano Ferdinando Celin. Pittore lirico di paesaggi, di figure e di opere d'arte sacra (l'ultima realizzata è una pala d'altare, dedicata a San Pio da Pietrelcina, posta nella Chiesa di San Giuseppe a Mestre), Celin esprime il suo interesse per i paesaggi ispirati dalla laguna e dall'entroterra veneziani e per la figura umana delineandoli con la stessa sensibilità cromatica utilizzando una tavolozza che, dalle iniziali accensioni post-impressionistiche, è andata sempre più ad attenuarsi fino ad essere, nelle opere più recenti, quasi priva di colore.

È  infatti il bianco, in infinite sfumature, che attualmente, steso dall'artista a larghe spatolate sulla tela o su altri supporti, costruisce plasticamente il quadro in ampie superfici pressoché uniformi, tendenti al monocromo. Celin realizza così una sorta di astrazione dai particolari e dalle cromie proprie della realtà rappresentata, restando, tuttavia, fedele al sentimento figurativo. L'analisi dettagliata dei luoghi e dei lineamenti viene cioè dissolta da Celin in una pura atmosfera di colore. Preso dalla suggestione del 'dipingere con poche variazioni sul bianco, Celin interpreta in modo personale e singolare la lezione del "chiarismo" con una pittura smorzata, soffice, nutrita di una materia che si fa viva con l'intervento di qualche nota rosata, ocra, azzurra, verde; grigio perla e di alcuni "particolari" presenti con una solidità cromatica lievemente più accentuata. È una esemplare coerenza di stile nel quale spazio e colore scandiscono i termini di una delle più felici ed armoniche formulazioni liriche della pittura contemporanea. La stessa felicità di resa è presente nella "pittura serigrafia", ideata da Celin, ottenuta attraverso interventi pittorici nei vari ‘stadi’ esecutivi per esaltare la profondità della scena e dare rilievo alla rappresentazione ottenendo, invece di multipli serigrafici, degli esemplari unici. La pittura di Ferdinando Celin, ha scritto Franco Tagliapietra, "è andata sempre più affinandosi, giungendo ad un'autentica rarefazione formale nella serie dei monocromi bianchi. Questa recente produzione procede infatti verso l'essenzialità formale, verso l'estremo limite del bianco puro. Tuttavia, ogni dipinto è pur sempre caratterizzato da un certo tonalismo teso ad evidenziare un'atmosfera, volta per volta calda o fredda, giocata su minime variazioni del pigmento. Interventi aggiuntivi come addensamenti, macchie, intrecci filamentosi di colore o, all'opposto, interventi di espunzione della materia pittorica tramite incisioni o abrasioni, diventano segni significanti di una realtà per lo più allusa, costituita da contorni spesso indefinibili, da atmosfere rarefatte".

Alberto Esposito
Pubblicato in Italia Sera del 8 nov 2006