C’è nei suoi dipinti, negli oli, nelle illustrazioni (ma in fondo la pittura di Daniloff è riconducibile all’espressione figurativa dell’illustrazione) tutto il fascinoso potere dell’immaginario. I personaggi sono gli elementi propulsori dei suoi racconti visivi, ma l’artista non perde mai di vista l’importanza della scenografia, decisamente teatrale. Daniloff sente quanto la scena sia necessaria al racconto iconico fino a diventarne parte integrante, fino a farsi luogo antropologico dell’immaginario. La teatralizzazione diventa così mezzo della sua stessa riflessione sul significato dell’arte ed espressione della sua ricerca sull’uomo e sulla vita stessa, parte integrante di un inconfondibile stile. Così l’artista rappresenta sulla sua tavolozza scenica il gioco affabulatorio del teatro, così comunica all’osservatore il fascino del sogno, l’ambiguità del doppio, il sussulto della paura, l’esplosione della gioia. Le immagini di Daniloff costituiscono allora anche un meraviglioso viaggio nel nostro inconscio individuale e collettivo che consente di mettere a nudo le nostre emozioni: è l’incontro con il perturbante, con il Das Unheimbliche freudiano.
La figura umana è centrale nella poetica dell’artista che ne coglie con intensità luci ed ombre, pensieri ed emozioni, ambiguità e tristezza, dolcezza e melanconia, bontà e cattiveria.
La poetica del segno si manifesta in una dolce ironia e si avvale, soprattutto nella scelta dei tagli compositivi, nelle inquadrature e nelle suggestive prospettive, dei linguaggi visivi del nostro tempo: la fotografia, il cinema, riuniti in una perfetta sintesi iconica. Spesso il figurativo fantastico che caratterizza l’esplorazione dei miti e della storia, diventa surreale, metafisico e simbolico. In questi lavori domina allora una componente che definiremo onirica, affabulatoria e psicoanalitica.
È soprattutto una personale poetica del colore a caratterizzare la sintassi iconica di Daniloff: è una grande lezione di colorismo che attinge al folclore e all’epos mitico russo. L’armonia cromatica è sottolineata da un equilibrato e sapiente gioco visivo di luci ed ombre che contribuisce a creare suggestive atmosfere. Spesso sono anche qui luci teatrali o da set cinematografico che definiscono nuovi universi di senso. L’arte di Daniloff è tutta qui. In questo gioco poetico, teatrale e visionario con cui delinea atteggiamenti e comportamenti dell’uomo.
Con progressione argomentativa e narrativa le immagini di Daniloff evocano nel lettore espliciti rimandi alla sua esperienza, evocano memorie di altri oggetti culturali ad esse in qualche modo collegati. Chi osserva, chi legge queste immagini compie un processo associativo per certi versi analogo a quello da cui è partito l’artista. Organizza e collega gli elementi iconici e le emozioni provate al suo vissuto, alla memoria individuale e collettiva. Riflette sulle scelte, sulle indicazioni, sulle provocazioni fornite dall’artista con immagini che sono sempre propositive, interrogative, polisemiche, tali da generare un dialogo che prosegue nel tempo e nello spazio. L’opera d’arte per Daniloff non è mai conclusa. Esiste e si prolunga nella sua interazione con il fruitore. Così Daniloff arricchisce il nostro immaginario di nuove, stimolanti, figurazioni.
(Dalla presentazione per l’inaugurazione della mostra personale a Dobbiaco -agosto 2007- del prof. Livio Sossi, Docente di Storia e Letteratura per l’infanzia, Università degli Studi di Udine)