01In un’opera di Tono Zancanaro su tela Il Mago (non datata, databile 1935 ca) olio su tela 590x546 si nota in basso una scatola in legno dipinta in nero e giallo che lo stesso Tono aveva disegnato, probabilmente realizzata per lui dal padre Natale, e che utilizzava per raccogliere alcune lettere, qualche fotografia e pochi oggettini carichi di ricordi. Un contenitore per uso personale.
Ma cosa è esattamente una scatola?
La scatola è un contenitore di forma generalmente parallelepipeda o cilindrica, spesso munito di coperchio, usato per riporre o trasportare materiali solidi di vario genere. L’atto di riporre qualcosa in una scatola viene detto inscatolamento. L’etimologia è probabilmente metatesi dal latino medievale căstula (“cesta”).
Una scatola può essere realizzata con una grande varietà di materiali, sia rigidi (per esempio legno o metallo) che morbidi o deteriorabili (per esempio cartone). Le dimensioni possono variare da minime (come nel caso di una scatola di fiammiferi) a molto grandi. La forma più standard, soprattutto per le scatole usate per il trasporto e l’immagazzinamento, è il parallelepipedo, che consente un uso più efficiente dello spazio; ma in generale si possono avere scatole con geometrie anche molto diverse.
Le scatole di grandi dimensioni, soprattutto di cartone o cartone ondulato usate per l’imballaggio, l’immagazzinamento e il trasporto di beni, sono dette scatoloni. Il termine scatoletta viene invece comunemente usato per rifersi a scatole di piccole dimensioni, e in particolare può essere usato come sinonimo di lattina per indicare le piccole scatole metalliche di forma cilindrica usate come contenitori per il cibo nella grande distribuzione alimentare (cibo in scatola). Soprattutto con riferimento alle scatolette di cibo o affini si usa anche il sostantivo collettivo scatolame.
Il termine “scatola” viene usato in una quantità di locuzioni idiomatiche, che fanno riferimento al contenitore in senso più o meno metaforico. Alcuni esempi sono:
• comprare o accettare qualcosa a scatola chiusa, ovvero “sulla fiducia”, senza chiedere o pretendere di verificare in prima persona la natura di ciò che si sta prendendo;
• considerare un sistema complesso come scatola nera, specialmente in senso tecnico (per esempio in informatica), significa considerarlo prescindendo dalla sua struttura interna. La locuzione è derivata da quella inglese equivalente di black box, che però ha un opposto non rappresentato in italiano, glass box, letteralmente “scatola di vetro” (cioè trasparente, che mostra la struttura interna);
• la scatola nera, sugli aerei e in altri mezzi di trasporto, è un dispositivo particolarmente resistente che memorizza informazioni sul funzionamento del mezzo stesso, allo scopo di preservare queste informazioni in caso di grave incidente e consentire quindi di risalire alle cause dell’incidente stesso;
• le scatole cinesi sono collezioni di scatole con la stessa forma e diverse dimensioni, che possono riposte l’una dentro l’altra. L’espressione viene anche frequentemente usata in modo metaforico per riferirsi a un sistema di oggetti fisici o astratti che si contengono l’un l’altro; anche le matrioske russe sono in fondo delle scatole cinesi
• la scatola cranica è l’insieme delle ossa della testa;
• dire o affermare qualcosa a lettere di scatola significa dirlo apertamente, senza mezzi termini. Questa locuzione, oggi caduta in disuso, è equivalente a quella correlata “a chiare lettere”, e si riferisce al fatto che sulle scatole degli speziali si usava scrivere il contenuto a caratteri grandi e ben leggibili. (da Wikipedia)
Quindi il termine “scatola” è pieno di significati in base al contesto in cui viene utilizzato, fra le altre cose molto diffusa è la locuzione “rompere le scatole” per indicare un fastidio.
18D 10X10,5X10,5L’idea di arricchire le scatole di varia origine (cassette di vini più o meno pregiati, cappelliere, borsette di legno, scatole da scarpe, vecchi cassetti di credenze scomparse, etc) che si erano accumulate in casa, viene a Fulvia Natella, con l’idea di utilizzare ritagli degli stamponi litografici che Tono aveva accumulato, e che mai erano stati eliminati, realizzando quindi dei decoupage con opere di un artista.
L’idea è stata poi ripresa da Gianpaolo Berto, che è stato anche allievo di Tono e attualmente decano dell’Accademia di Belle Arti di Roma, portando però il suo interesse, visto che di decoupage si era già interessato fin dagli anni ’60, in un campo a lui più congeniale come l’assemblage, tecnica improntata sulla ricerca di materiali ed oggetti naturali o fabbricati ovvero non intesi comunemente come strumenti artistici. L’assemblaggio consiste nella messa insieme di questi oggetti anche eterogenei, nati con scopi non artistici per la costruzione di un’opera d’arte, i materiali utilizzati da Berto sono quelli classici: giocattoli, fili, chiodi, corde colorate, cui si può aggiungere un uso materico del colore utilizzato spesso direttamente dal tubetto in spessi strati e rivoli.
Giampaolo Berto utilizza ampiamente il ready made (magari con riferimento alla Fontana di Marcel Duchamp), 01in particolare giocattoli bambole e piccole sculture raccolte principalmente nottetempo fra i rifiuti e poi appunto assemblate con ampio utilizzo di collanti e colori; anche con utilizzo di sue opere per la creazione di fondali multipli per teatrini dell’immaginario, e la cui interpretazione va lasciata alla sensibilità dello spettatore, e sempre allo spettatore va lasciato indovinare, per esempio, cosa si nasconde nell’opera Nella nebbia (Berto), o il perché di un Coccodrillo nel Polesine (Berto).
33Anche il gallerista Paolo Maffei, amico di Fulvia Natella e Gianpaolo Berto, si è voluto cimentare nella realizzazione di alcune scatole a decoupage con gli stamponi di Tono, ed i risultati del suo impegno sono visibili nella mostra che accompagna questo catalogo.
L’arte è un gioco, ed il gioco spesso sconfina nell’arte come ha brillantemente dimostrato il pensatore olandese Johan Huizuinga in quello che è forse il suo lavorio più importante intitolato, non a caso, Homo ludens
Questa mostra, e questo catalogo, sono quindi oltre ad un omaggio all’opera litografica di Tono Zancanaro un inno al gioco, al divertimento, al passatempo intelligente, al riutilizzo delle risorse.
È arte?
È arte il taglio di Fontana, i cretti di Burri, le combustioni di Caraceni, il Grande Vetro del citato Duchamp, le scatolette di zuppa Campbell’s di Warhol?
A voi la risposta.
In conclusione una mostra complessa e divertente, una ricerca di vecchie e nuove forme di espressione, al di fuori degli schemi classici e abitudinari ai quali siamo ormai assuefatti, e che per questo può anche disturbare e non piacere ad un visitatore non attento, ma che non per questo è meno valida o “artistica” rispetto alla “normale” mostra in una galleria.