37Non so se Giorgio Stocco dipinga all’aperto o nel suo studio di Villadose, ma i suoi lavori possiedono la forza e la vitalità di chi, lavorando en plein aire, è costretto a fare i conti con i mutamenti di luce e di ambiente imposti dalla natura, e la natura è il fulcro, l’interesse primo di questo autore, e stupisce osservare come l’impronta dell’uomo sia assente dai suoi paesaggi, riducendosi a qualche vecchia casa di campagna, perfettamente integrata con l’ambiente circostante.

La visione dei paesaggi di Stocco si divide in due momenti, due “impressioni”. Nel primo attimo lo sguardo coglie le macchie di colore, dal verde dell’erba al rosso dei fiori, dall’azzurro dei fiumi (visti con il terzo occhio della mente) all’azzurro del cielo nei suoi momenti migliori, a tutte le sfumature che una campagna ha nel suo momento di maggiore rigoglio. Ma con questo sguardo l’occhio non percepisce l’abbondanza dei particolari, la cura con cui sono dipinti i fili del mare d’erba, o le corolle dei fiori: solo prendendo tempo ed esplorando ogni centimetro quadrato della tela  si possono cogliere questi aspetti, notare come ogni filo d’erba sia diverso dal vicino, come i verdi si differenzino fra loro, per giungere al marrone degli steli morti.

Ma Stocco non è un pittore dei fiori, per lui non hanno importanza i singoli fiori di una certa specie o tipo, anche se è ovviamente possibili distinguere papaveri, girasoli, ginestre, lavanda e quant’altro dipinge. In realtà il pittore non fissa la forma dei singoli fiori, che pure è delineata, ma cerca una armonia panteista, vuole fornire un’impressione generale. I fiori, come il resto, sono portatori di luce: una festa per gli occhi.

Il cervello è in questo più rapido degli occhi, per cui la prima impressione viene rapidamente sostituita dalla visione della realtà raffigurata, ma credo che Stocco, che pure tanto ha fatto per una raffigurazione realistica ma non reale della natura, sia più interessato alla visione d’insieme che scaturisce dalla fusione dei particolari, e nelle sue visioni troviamo masse colorate, superfici mosse dal vento, aria che si riflette nelle acque.

Una piccola parte della sua produzione riguarda l’ulivo, forse per le connotazioni tipiche di questa pianta forse la sua produzione migliore. Pare ne abbia studiato il legno torturato dal tempo, gli anfratti e le escrescenze del tronco, richiamando più gli ulivi dei colli Euganei o del Garda piuttosto che quelli aspri e forti del salento o sapresi, lo si nota dallo sfondo non accecante del sole, quasi  un morbido rosato preso all’alba, e la brezza, non il vento, che scuote le cime.

Giorgio Stocco lavora sul momento, è possibile vedere nelle sue opere l’istantanea di un momento, penso ricordi ‘infanzia, visione che appartengono ad un passato remoto. Può sfuggire il fatto che questi quadri sono (e anche questa è bravura d’artista: ci vuole molta tecnica, non solo fantasia per dipingere bene) molto costruiti nelle loro composizioni, con uso di simmetrie che sfrutta abilmente mescolandole con l’uso del colore.

05La pianura padana, le rive del Po, i vasti prati verdi e fioriti sono la patria di Giorgio Stocco, cui ha dedicato la maggior parte delle sue opere. Ma recentemente lo ha colto il desiderio di abbandonare questo paesaggio familiare, alla ricerca di altre luci, di altre visioni, approdando così ad una dimensione più metafisica, concettuale, lontana dalla visione panica delle opere di cui ci siamo appena occupati. È un approdare ad una visione del “mestiere come ricerca”, nell’uso degli strumenti del pittore finalizzati ad una comunicazione non solo visiva degli oggetti, ma subordinata ad un codice che ognuno interpreta sulla base delle sue conoscenze, traendone spunti di riflessione. Mi riferisco alla serie chiamata “Composizione”, dove non a caso ogni singola opere ha lo stesso titolo, e viene ricostruita la progressione temporale dei soggetti dalla numerazione, giunta al momento a superare il numero 50. Sono opere quasi concettuali, morandiane, che partono da una morfologia del quotidiano per traslare nella ricerca artistica. Soggetti visti come ricerca estetica, giochi di luci e trasparenze, aspetti del quotidiano che testimoniano molteplici riflessioni dell’esperienza estetica. La semplicità degli oggetti raffigurati porta l’osservatore ad una analisi introspettiva, alla ricerca di un senso per l’esistenza.