Una selezione di opere a colori di Tono Zancanaro, con un breve commento

 

01Passeggiata dei pretini, matite colorate del 1931 50x37,5
 Questo è uno dei primi lavori di Tono, un pastello datato 1931, un gruppo di seminaristi passeggia in un viale alberato, come spesso si potevano incontrare un tempo, con sullo sfondo uno scorcio di Padova.
Tono gioca con le immagini dei seminaristi alcuni assorti ed altri che stanno evidentemente chiaccherando fra di loro, e con le parole, in basso a destra si legge la scritta
LA PASSEGGIATA DEI PRE TI NI
cui segue la firma e la data Tono’31.
Il bordo del foglio è disegnato ad imitazione di una cornice.
23Me mama e me sorea Maria, 1931, matite colorate 50 x 59
Altro foglio datato 1931 dove sono raffigurate la madre e la sorella prediletta Maria, sullo sfondo una stradina di montagana, forse l’ambientazione è a Romano degli Ezzelini ai piedi del monte Grappa che si può intuire sulla destra, dove gli Zancanaro si recavano in vacanza.
Forte è la rassomiglianza fra le due donne, da Tono rimarcata anche in altri lavori.
Anche questo disegno ha il bordo ad imitazione di cornice, che Tono allora non poteva permettersi di acquistare. 
16Paesaggio sotto la neve, olio su tavola del 1932 16x20,5
 Forse il primo olio su tavola realizzato da Tono, nel 1932, prima della frequentazione dello studio di Ottone Rosai. Uno scorcio padovano sotto la neve, con in primo piano un recinto di filo di ferro ed il cancello di accesso all’area.
È possibile che la casa sulla destra sia la casa natale degli Zancanaro, appena fuori dalle mure cinquecentesche di Padova, allora circondata dai campi coltivati dal padre, contadino e meccanico agricolo.
11Paesaggio, olio su tavola del 1932 22x27
 In questo olio su tavola già si risente dell’influenza di Ottone Rosai, quindi probabilmente è databile verso la fine del 1932, e si tratta con molta probabilità dello stesso scorcio del gruppo di casa visto in inverno, con altra prospettiva ed alla fine dell’estate.
15Case in Toscana, olio su tavola del 1933 33x24,5
 Visione toscana, probabilmente una casa sul Prato dello Strozzino in località Bellosguardo sopra Firenze, dove la sorella Ines portava i figli Renzo e Silvano a passeggiare, e “a prendere le arie”.
L’impianto è scarno, risente ancora della lezione fondamentale di Ottone Rosai, ma i colori sono più “zancanariani”, più forti, ed in più ci sono alcuni particolari, come le finestre con i vetri e gli scuri, che denotano un inizio di indipendenza ed il cammino per la ricerca di una sua strada, che presto diventerà abbandono dell’uso del colore.
Il gioco di colori con il verde, alberi, erba, ombre, dimostra una maturità nell’utilizzo del colore e delle sue sfumature.

08Costruzione, olio su tavola del 1934 19x27,5

In quest’olio su tavola Tono risente ancora dell’influenza rosaiana, ma l’architettura è già più personalizzata, più dettagliata, anche se soprattutto sul lato sinistro forte è l’influenza del maestro Rosai. Anche l’uso dei colori, con tonalità più forti rispetto a quelli utilizzati da Ottone Rosai, rispecchia la forte personalità di Tono, che descrive le nascenti costruzioni attorno alla casa degli Zancanaro, e quindi la nascita del quartiere fuori dalle mura cinquecentesche.
Curioso l’uomo in bilico sul palo dell’impalcatura in alto a destra. 
09Piazza Accademia Delia, Padova, olio su carta del 1937 37x32
 Piazza Accademia Delia è ancora oggi esattamente come Tono l’ha disegnata ottanta anni fa, nel 1937, con sulla sinistra del sottopassaggio della torre il monumento al carabiniere Galletti.
L’opera, un olio su carta, è molto curata nei particolari, l’insegnamento di Rosai è ben presente ma ormai assimilato, elaborato e trasformato nel segno caratteristico di Tono.
Nel cielo sono visibile le nuvole che, molto presto nelle opere future si trasformeranno nel nome della donna amata, che sarà ripetuto  più e più volte non solo dalle nuvole, ma anche dal fumo che si alza dai camini della città.
Sulla destra il muro di contenimento del ramo del Bacchiglione che separa la piazzetta dalla Specola.
Questo scorcio di Padova è rimasto praticamente inalterato fino ad oggi, e può essere visitato per confrontarlo  con la visione che Tono ci ha lasciato.
21La cassiera, olio su carta del 1938 60x48
 Il primo grande amore di Tono Zancanaro si chiamava Olga, ed era cassiera presso il bar Sport che si trovava in piazzale Savonarola a Padova, qui ritratta in tutta la sua bellezza, forse un po’ algida. Successivamente Tono mutò, dopo la lettura degli scrittori russi -Ivan Aleksandrovič Gončarov e Lev Tolstoj in particolare-, il nome da Olga a Volga, e qui la cassiera mostra anche le sue unghie dipinte con lo smalto.
Lo sguardo di Olga è assente, con i grandi occhi neri aperti e come perso nel vuoto, forse per la noia di un lavoro malamente sopportato.
Bello lo sfondo di velluto arabescato secondo la moda del tempo, che denota la maestria raggiunta dall’artista, così come il vestito è di colore indefinibile e molto accollato, come richiesto al tempo per chi faceva certi lavori.
Sulla cassa si legge l’importo di Lire 76, il 76 si deve leggere come 7 del 6, cioè 7 giugno: giorno e mese in cui Tono aveva conosciuto Olga, e che per molti anni è stato usato da Tono come sigla scaramantica davanti alla firma.
04Olga, olio su carta del 1939 48x40
Altro ritratto di Olga, con sullo sfondo il gruppo di case sorte nel quartiere attorno alla casa degli Zancanaro, case ormai zancanariane nello stile, con solo un ricordo di Ottone Rosai nella costruzione rossa sulla sinistra.
L’ambientazione è invernale, dal cielo coperto cade la neve anche sulla donna, protetta da una pelliccia con grandi bottoni alla moda.
Anche in questo caso i grandi occhi neri della donna sono spalancati, con una certa fissità nello sguardo. 
07Benvenuto Mericano, olio su carta del 1939 33x30
Benvenuto Mericano era partito da Padova per fare fortuna negli Stati Uniti, e c’era riuscito.
Durante al ritorno a casa sulla nave conosce una donna che lo ammalia.
Quando scende si ritrova povero come quando era partito.
Il bel ritratto a olio descrive perfettamente il carattere del personaggio. 
02Padova : Vicolo S.Marco, olio su carta del 1940 40x47,5
 Via Collegio San Marco, meglio conosciuto una volta come Vicolo San Marco è nel quartiere Savonarola di Padova, Tono vi passava frequentemente per raggiungere ilo centro della città e visitare alcuni amici che vi abitavano.
Quest’olio rappresenta la maturità raggiunta da Tono nell’uso del colore, la completa assimilazione della lezione rosaiana ed anche il superamento della stessa ad opera di Tono, che comunque riconoscerà sempre Ottone Rosai come suo unico maestro.
10Volga (il tempo gioca ancora), olio su tela del 1941 58x65
 Non molti sono a conoscenza del fatto che Tono è stato un grande pittore surrealista, e questa tela lo dimostra pur nel richiamo delle case dipinte di origine medioevale di cui Padova era piena.
Nel cielo il fumo dei camini crea il nome ed il volto della donna amata “(V)Olga” su uno sfondo di nuvole e di cielo rossastro, che tende verso il tramonto. Il nome è anche ripetuto sulla sinistra della casa in primo piano
I colori sono forti, zancanariani.

1917

(a sinistra) Levanica, piatto di ceramica dipinta e invetriata con lievi graffitura del 1951 diametro 30

(a destra) Mondine di Roncoferraro, piatto di terraglia dipinta e invetriata del 1952 diametro 33,5

 Agli inizi degli anni ‘50 del secolo scorso Tono scopre la ceramica, ed è subito preso da questa nuova tecnica e dalle sue possibilità, al punto che si fa costruire un suo forno di cottura in quella che era l’officina meccanica del padre.
Tono lavorerà sia su supporti crudi acquistati pronti, sia partendo dall’argilla che forgerà in questo studio, vicino a casa sua, utilizzando un tornio mosso col piede per formare i vasi.
Lavorerà principalmente su piatti e vasi, alcuni di questi molto piccoli alti meno di due centimetri altri altI oltre due metri, ma farà nascere anche sculture a tutto tondo piccole e grandi: su tutte queste superfici poi disegnerà i suoi soggetti preferiti, come Levana -suo secondo grande amore- o le mondine -uno dei soggetti preferiti nel mondo del lavoro- con grande uso del colore. Altri soggetti sono stati i personaggi del circo, in particolare giocolieri e pagliacci, con i lori vestiti a colori sgargianti.
Per approfondire la sua tecnica Tono lavorerà in molte fornaci in Italia ed all’estero: da  Rosenthal a Sciacca, da Santo Stefano di Camastra  a Castelli, ecc.
18Maselinuntea Akreide Selinous, cere grasse del 1965 35x41
Anche se più portato all’uso della linea pura, e delle gouache con la china nera perché diceva che il bianco e nero più si addiceva alla sua qualità di moralista, Tono non hai mai smesso di utilizzare il colore nel suo lavoro, come dimostra quest’opere realizzata con le cere grasse (uno dei suoi mezzi preferiti e largamente utilizzato) nel 1965e dedicata all’amata terra di Sicilia con il richiamo a Selinunte e la presenza del volto di Akreide, di un caruso e dei fichi d’India.
Sullo sfondo l’azzurro del mare e nel cielo il Sole rosso e la Luna pallida completano il tutto. 
05Oblomov, mosaico a tecnica ravennate del 1968 110x100
 Insegnando per molti anni tecnica dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dove era stato chiamato per “chiara fama”, Tono curioso come era di nuove esperienze non poteva non scoprire il mosaico a tecnica ravennate, ed inizia una lunga e proficua collaborazione con la Cooperativa Mosaicisti di Ravenna, realizzando i suoi mosaici grazie alle competenze di  Sante Spartà e soprattutto di Romolo Papa, con il quale realizzò la maggior parte dei suoi lavori, sfruttando tutte le sfumature di colore offerte dalle paste vitree utilizzate.
2012

(a sinistra) Alibech, acquerello su puntasecca del 1976 35x50 

(a destra) Rustico e Alibech , puntasecca e acquatinta del 1976 lastra mm 295x345

Nel 1976 Tono riceve dallo stampatore ed editore Carlo Leoni di Bologna l’incarico di realizzare una cartella di sei puntesecche, però lo stampatore vuole impreziosire i fogli con l’utilizzo del colore.
Tono realizza prima di tutto il nero della puntasecca, poi sulle prove di stampa utilizza i colori, come farà poi anche per altre incisioni in cavo e litografie, per fare delle prove: a volte utilizza l’acquerello come nel caso di Alibech qui riportato, altre volte utilizza le cere grasse o i pastelli.
Questo del colorare prove di stampa col solo nero è per Tono più di un divertimento, di un gioco, che non solo serve per valutare l’esito finale (su prove di stampa della stessa lastra realizzerà anche più varianti), ma forse soprattutto per rafforzare il suo rapporto con l’utilizzo del colore.
Le sei lastre realizzate utilizzando la puntasecca e l’acquatinta per l’editore Carlo Leoni formeranno la cartella Eros Selinunteo: a fianco una di questi fogli dedicato a Rustico e Alibek, personaggi di una delle novelle di Giovanni Boccaccio per il Decameron (decima novella della terza giornata). 
22Maselinuntea, china a pennello, tempera, pastelli, cere grasse del 1975 56x70
 Per ribadire ancora una volta l’ottimo rapporto di Tono con il colore, ecco un’opera a tecnica mista (china a pennello, tempera, pastelli, cere grasse) del 1975 ancora dedicata alla Sicilia: la testa della grande figura femminile è appoggiata, forse è uscita da una lastra di marmo ricordando le metopi di Selinunte, altre figure femminili, forse divinità minori, la stanno guardando con sullo sfondo il mare di cristallo su cui veleggia una barchetta in basso a sinistra. Nel cielo non uno ma ben due soli rossi riscaldano il tutto.
13Le sfacciate donne fiorentine. acquaforte e acquatinta del 1981, lastra mm 220x350
 Dopo aver illustrato la Divina Commedia per l’editore Laterza di Bari nel 1964, Tono ritorna più e più volte sui soggetti danteschi, e così fa in questa acquaforte del 1981 dedicata alle “Sfacciate donne fiorentine” cantate nel canto XXIII del Purgatorio.
Tono ambienta le donne nella grande terrazza del suo studio romano in largo Cairoli, e le realizza in acquaforte cui aggiunge un tocco di colore con l’acquatinta: per ogni colore serve una lastra diversa, quindi per realizzare questa tiratura  sono state utilizzate cinque lastra.

14Bacco e Arianna, vernice molle e acquatinta del 1984 lastra mm 350x495

 Tono è sempre stato curioso di sperimentare nuove modalità espressive, nuove tecniche, e questo lo ha fatto per tutta la vita, fino agli ultimi anni di vita.
In questo caso con l’aiuto dello stampatore Armando Martini del Torchio Thiene, Tono sperimenta l’utilizzo di lastre di ferro e la morsura con il percloruro di ferro.
Anche questa stampa dedicata al vino ed a Bacco e Arianna è a colori, però è stata realizzata utilizzando una sola lastra, e non più lastre.