Un drappello di fogli sparsi, strappati all’incuria di tempo e umidità, aiuta a capire Lepscky, l’artista veneziano “innamorato del Friuli”.

Vi si respira Venezia, la laguna con tutta la sua tradizione di maschere, calli e gondole, musica e pittura. Si ritrova anche l’esotico e la figura nuda, colta con la naturalezza di un corpo cezanniano alla toletta, con l’impietoso pennello che ferma i seni cadenti e sfuma i volti sfatti.

Gian Maria Lepscky conosceva la forma del segno, era un pittore d’accademia, attento alla lezione dei grandi novecentisti e memore del secolo passato.

Nei disegni è presente il bagaglio culturale, la suggestione dei maestri, ma il pensiero fluisce libero, ripercorre, si sofferma a contemplare il magistero dei grandi, passa oltre e diviene autonomo. Molto è suggestione, molto è percorso e continuo apprendimento.

Viaggiatore e maestro, studente ed esiliato, Lepscky trae dall’esistenza bagaglio culturale, creativa esegesi e libertà citazionista. Con umorismo.

Una vita movimentata, tra due guerre, a proficuo contatto con le esperienze pregnanti del Novecento, da Ca’ Pesaro alla Biennale del ’24, dall’esilio all’insegnamento.

L’amore per Venezia e la natura attraversa le mode del secolo, da Gaugin a Picasso, dalle luci post impressioniste all’algido distacco novecentista.

Con maestria la tecnica evolve, spaziando dalle pennellate dense e cariche, alle liquidità evocative delle opere più tarde. Sempre con garbo e ammirato rispetto. Coesistono in Lepscky nitide visioni naturali ed atmosfere magicorealiste, fantasia e tradizione.

Ecco allora che in una piccola sezione di disegni a tema religioso, realizzati per alcune chiese di provincia, il pittore rifonda la tradizione veneziana settecentista nelle architetture e nelle cromie, con tratto fluido e l’eredità di Tiepolo e Piazzetta nelle vene. Forse è l’anima dell’insegnante che emerge e recupera le proprie radici di veneziano, ma anche i capisaldi della storia artistica da Giotto a Masaccio, accendendoli magari di innaturali colori fauves, poiché tutto in Lepscky è ripreso con intelligenza e sospesa fantasia.