40PrimaveraDue cose colpiscono immediatamente l’occhio di chi, anche distrattamente, osserva le recenti opere di Licia Bertin: la luce ed il soggetto.
Me se nei giochi di luce, come in Primavera del 2011 visibile a fronte, è possibile valutare le competenze tecniche della pittrice nell’abile lavorazione dei fiori, nella vivacità e rispondenza dei colori e nella loro stesura, nel gioco del muro dello sfondo, nelle trasparenze del vaso di vetro, nella rilegatura in pelle del volume con il suo segnalibro, già segni indicativi di altre curiosità, è soprattutto nella visione misteriosa di un altro volume su cui poggia il vaso con i fiori: indicazione della ricerca artistica, e non solo, di Licia Bertin.
Si tratta indubbiamente di un volume di dimensioni notevoli, un in folio, antico anch’esso rilegato in pelle come quello più piccolo che vi è appoggiato vicino al vaso di fiori. Non è visibile il titolo o l’autore: spetta a noi che guardiamo assegnargli un contenuto. E se le pagine fossero bianche? Allo stesso modo spetta a noi assegnare un significato al contenuto delle opere di Licia Bertin.
Già da questa prima opera, dalla quale fra l’altro ha preso il titolo questa breve raccolta di osservazioni personali sul modus operandi dell’Autrice, dall’apparenza piacevolmente semplice, emerge il rapporto fra Licia Bertin e la sua arte, quello che non viene svelato ma solo timidamente suggerito è che le idee che l’artista sviluppa nascono da sue visioni personali: dai suoi sogni.
Ma cosa è il sogno? È una manifestazione psichica che ha luogo durante il sonno ed è caratterizzata da immagini, percezioni, emozioni che si svolgono in maniera irreale o illogica, svincolate dalla normale catena logica degli eventi reali, mostrando situazioni che, in genere, nella realtà sono impossibili a verificarsi. Il primo studio sistematico sull’argomento risale al 1900, quando Freud pubblicò : “L’interpretazione dei sogni”. Secondo lo studioso il sogno è la «via regia verso la scoperta dell’inconscio». Nel sonno, infatti, viene meno il controllo della coscienza sui pensieri dell’uomo e può quindi liberamente emergere il suo inconscio, travestendosi in immagini di tipo simbolico. La funzione interpretativa è necessaria per capire il messaggio che proviene dall’inconscio, in termini di desideri, pulsioni o malesseri e disagi.
Il sogno propone soprattutto immagini: si svolge, quindi, secondo un linguaggio analogico. Di qui, spesso, la sua difficoltà ad essere tradotto in parole, ossia in un linguaggio logico.
Il lavoro di Licia Bertin consiste quindi in una produzione figurativa che risulta più immediata per la rappresentazione diretta e visiva del sogno: i messaggi che le sono pervenuti dall’inconscio vengono trasferiti sulla tela trasformandoli in immagini. Ma i messaggi dell’inconscio sono sempre collegati alle nostre esperienze di vita quotidiana.
Quindi una produzione nuova, non una rivisitazione di luoghi o situazioni già trattate da altri autori. Vengono in mente le parole di Hans Arp a proposito del movimento surrealista:
“Non vogliamo riprodurre, vogliamo produrre. Come una pianta che produce un frutto e non riprodurre. Vogliamo produrre direttamente e non transitivamente” .
20e quando si schiuseCosì guardando la riproduzione presente a fianco e quando si schiuse (belle tutte  le opere giocate sui toni del grigio, colore che permette di suggerire atmosfere e situazioni da tranquillizzanti ad inquietanti) la farfalla posata sulla briccola richiama la metafora di Lao-Tze: “Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla” (Il libro della Via e della Virtù)
Qualitativamente e concettualmente alto il lavoro di Licia Bertin, adottando uno stile prossimo (ed a volte sconfinante) con il trompe-l’oeil mette in scena una spazialità assai arbitraria e fuorviante: non scene e situazioni, ma visioni luminose in cui viene esibito il contatto esistente tra cose e parole, tra situazioni e convenzioni. Apparizioni metafisiche di giochi concettuali tra ciò che viene mostrato nell’opera e ciò che al contrario l’immagine esibita usualmente significa nel contesto della vita quotidiana.
Resta sempre a chi guarda il compito di interpretare, sulla base delle sue personali esperienze, conoscenze, sensazioni, il contenuto delle opere.
04PassaggioAnche la gestione dello spazio, in un’epoca come la nostra dove le distanze ed i tempi vengono annullate dall’uso delle tecnologie, viene attuata da Licia Bertin in accordo con l’origine precedentemente vista per i suoi soggetti, e contrariamente alla visione di Luciano Galliani per cui “lo spazio è il supporto materiale delle pratiche sociali di condivisione del tempo” in Licia Bertin spazio e tempo sono variabili indipendenti l’una dall’altra. Concetti questi ripresi nell’opera Passaggio del 2005.
A partire dalla teoria della relatività di Einstein, tempo e spazio non sono più considerati fattori assoluti ma relativi al rapporto tra osservatore e osservato e alla loro velocità reciproca. Anche la fisica moderna afferma, in modo diverso, che spazio e tempo non sono assoluti ma relativi, ed anche relativi allo stato di coscienza in cui ci si trova.
Le opere di Licia Bertin ci permettono di vivere contemporaneamente in almeno due dimensioni: una governata dalle leggi della fisica classica e una in cui spazio e tempo non esistono più. Esiste solo l’”istante presente” dove il tempo non è determinante. La mente umana crea e regola il concetto di tempo a suo piacimento, a suo uso e consumo (come è sempre breve il tempo trascorso con sulle ginocchia la 23La soluzione3persona amata, e quanto è sempre lungo il tempo trascorso seduti su un cavalletto da tortura).
Licia Bertin ci offre nel quadro La soluzione del 2009 la chiave di lettura di questa situazione, e forse proprio anche la soluzione ricercata per risolvere il problema, quale esso sia.
Forse è solo nel presente che ritroviamo una risposta pacificante a tutte le nostre domande più complesse e alla umana necessità di dare un senso a tutto ciò che ci circonda. Il tempo futuro non 14Dentro di noi il silenziosta davanti a noi, né il tempo passato sta dietro di noi (vedi l’opera Dentro di noi il silenzio). La nostra vita, le nostre esperienze sono regolate dall’”idea del tempo”, non dal tempo. Come del resto avviene per tutte le speculazioni religiose che sono fondate sull’idea di Dio e sulla Sua parola, non sull’esistenza comprovata di Dio.
33InsidiaD’altra parte siamo anche richiamati ad una maggiore vigilanza con l’opera Insidia del 2010, e bisogna richiamare l’attenzione stessa non solo sulla nota tela di ragno, ma anche su altre piccole insidie nascoste nell’opera stessa.
L’idea del tempo è spesso presente nell’opera di Licia Bertin, soprattutto in termini di assenza, di lontananza, come in Il ritorno del 2010 ed in generale nelle opere dedicate al Viaggio.
Curiosando fra le opere vengono in mente le parole di René Magritte con le quali descrive il suo lavoro: “La mia maniera di dipingere è assolutamente banale e accademica. Importante nella mia pittura è ciò che essa mostra” ed è proprio quello che si può leggere sulle tele, sempre con la nostra interpretazione, che è importante. In questo modo scopriamo anche un’opera dalla forte carica erotica, ispirata nel titolo alla famosa opera di Gustave Courbet dipinta nel 1866 e rimasta per lungo tempo preclusa allo sguardo del pubblico “L’origine del mondo”. Ma come sempre l’erotismo non è nel soggetto esibito ma nella testa di chi guarda
Quella di Licia Bertin è una critica radicale alla razionalità cosciente, e la ricerca della liberazione delle nostre potenzialità immaginative per il raggiungimento di uno stato conoscitivo che esiste “oltre” la realtà (sur-realtà) in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. L’opera di Licia Bertin, è certamente fra le più “oniriche”, proprio perché dà accesso a ciò che sta oltre il visibile. Inoltre essa comprende immagini nitide e reali ma accostandole tra di loro senza alcun nesso logico.
Su queste brevi considerazioni circa la complessità dell’opera di Licia Bertin, mi permetto di aggiungere che questi sono lavori complessi nel loro dispiegarsi, portano alla meditazione, all’individuazione dello stato di coscienza. Quella che permette di aspirare, e solo in parte a vivere, in una dimensione altra della coscienza collettiva, tra cultura e consapevolezza, in cui spazio e tempo ragionevolmente non esistono.
In conclusione relativamente al problema del tempo ed alla sua consunzione, spesso presente direttamente o indirettamente nell’opera di Licia Bertin, una definizione di Richard P. Feynman: “Il tempo è ciò che accade quando non accade nient’altro”.