Viviamo in tempi di rivisitazioni, di riesumazioni, questo fa si che le doti  mimetismo, di esplorazione, a volte superficiale, dove Baretti eccelle sono particolarmente interessanti, e suscettibili di inaspettati e notevoli sviluppi.
La musica che spesso è presente nelle sue opere, dove si possono percepire numerose e varie combinazioni armoniche di elementi reali e astratti, figurativi e simbolici. La superficie dei quadri è intesa come luogo ove appaiono frammenti del mondo attraverso una ripartizione spaziale, il movimento e la percezione cromatica.
Le riflessioni sui rapporti tra pittura e musica convincono Kandinskij che la pittura deve essere sempre più simile alla musica e che i colori devono sempre più assimilarsi ai suoni. La musica, infatti, è pura espressione di esigenze interiori e non imita la natura: è astratta. Anche la pittura, secondo Kandinskij, deve essere astratta, abbandonando l’imitazione di un modello. Solamente una pittura astratta, cioè non figurativa, dove le forme non hanno attinenza con alcunché di riconoscibile, liberata dalla dipendenza con l’oggetto fisico, può dare vita alla spiritualità.
02La composizione delle forme, i melodiosi giochi lineari, gli avvolgimenti ritmici, gli accordi cromatici e le dissonanze creano una polifonia figurativa volta a visualizzare il suono. I fondamenti dell’armonia e del contrappunto si ritrovano negli andamenti geometrici, nella scomposizione e ricomposizione delle forme, nelle variazioni tonali: il suono anima le forme e le forme vibrano creando una risonanza interiore capace di suscitare emozioni.
Questi lavori permettono di ravvisare ampiamente quella componente sostanziale di eclettismo che sta alla base del lavoro di Baretti, componente che omogeneizza tutta la sua attività: su una sorta di espressionismo istintivo, integrato da letture cubiste e futuriste, Baretti elabora una struttura-base dell’immagine fortemente dinamizzata e di immediato impatto visivo, volutamente, va sottolineato, priva di eccessivi riferimenti colti. Tra richiami architettonici  e geometrici da un canto, linee morbide e gestualità dall’altro, l’artista si apre all’assunzione strumentale delle forme, con lo scopo di dar vita ad una omagerie al servizio del lavoro finito, la cui apologia è il senso stesso del suo lavoro.
Da questo l’artista muove per le sue ricerche in area informale, surrealista e dadaista con imprevedibili e giocose aggregazioni di forme e materie etereogenee, con alcuni recuperi che richiamano all’ Art Nouveau.
La base certo rimane, come è giusto che sia, fissata dalla frequentazione dell’Istituto Statale d’Arte di Acqui Terme, ma tra le sue maglie sono penetrati frammenti saporiti e policromi, di chiassosa banalità e attualità.
Solo che anche qui Baretti non tarda a rompere, non sopportando l’abito stretto e un po’ mortificante che le sarebbe stato imposto dallo seguire la via della pittura tradizionale.
Nelle opere di Baretti gli esperimenti e le citazioni si affastellano, si accavallano, si intersecano dando origine a interpretazioni nuove dell’arte.
D’altra parte l’arte nasce dall’arte, si sa.
Baretti è una produttrice di immagini nel senso più professionale del termine.
La pittura è luogo sensibile alle più varie sollecitazioni, capace di assumere e di metabolizzare innesti eterogenei di forme, figure, simboli discendenti tanto dalla natura quanto dalla cultura, che ogni opera di Baretti si configura, in pratica, come work in progress.
Quella che esce molto ben documentata in questo catalogo è la pratica dei collages misti a interventi di pittura, facendo nascere una tumultuosa convivenza che ha anche caratterizzato il lavoro di Rauschenberg, il tutto pervaso da uno spirito anticonformista che richiama in qualche misura il clima Bauhaus.