8Dall’origine dei tempi la musica è associata alla vita dell’uomo, dai momenti più intimi e privati a quelli pubblici e solenni, e l’iconografia, la pittura, molte volte ha individuato e circoscritto i luoghi della musica: dalle chiese alle sale per concerti, dai teatri ai concerti campestri alle vie di una città per musici peripatetici.
Musica quindi fra i fondamenti della nostra cultura, della nostra vita, al punto che già Pitagora aveva ipotizzato che le sfere celesti muovendosi attraverso l’etere producevano suoni che erano espressioni di rapporti numerici attraverso i quali si manifestava l’Harmonia Mundi, mentre Platone nella Repubblica afferma che le sfere celesti si muovono grazie alle melodie delle sirene, eseguendo quanto deciso dalla dea Necessità.
Il rapporto fra pittura e musica è sempre stato molto stretto, non solo perché molti pittori ascoltano musica mentre lavorano, ma soprattutto perché il mondo musicale è sempre stato uno dei soggetti preferiti in tutti i tempi ispirando allegorie per tutti i momenti delle umane vicissitudini. Anche la musica si è interessata alla pittura, basti pensare alla suite per pianoforte (poi variamente orchestrata) Quadri da un’esposizione di Modest Mussorgskie
Non stupisce quindi che anche un artista come Leonardo Beccegato abbia dedicato una parte non secondaria del suo impegno artistico nella descrizione della musica sotto vari punti di vista.
Bisogna anche dire che il primo impatto con le opere di Leonardo Beccegato  fornisce un’esperienza travolgente e traumatica, si ha l’impressione di avere davanti un artista pieno di idee, un uomo che Dante avrebbe definito come colui nel quale “pensier rampolla sopra pensier”.
L’opera di Beccegato va sicuramente inquadrata nel suo humus, nella sua terra di origine piena di arte storia e nebbia, e questo substrato lo ha spinto verso gli esiti espressivi che sono condensati in questa piccola grande rassegna, che mostra un uso franco della mano per dare vita a delle composizioni libere ed energiche.
Beccegato è in tutta evidenza legato a un tipo di cultura artistica che il Veneto moderno sente e coltiva come propria; una cultura di matrice figurativa, attenta anche a un realismo diretto, ma ogni volta tesa a superarlo in chiave metaforica; un Veneto non dimentico di iconografie sontuosamente classiche né, d’altra parte, della pennellata viva e franca della sua grande stagione tardo ottocentesca; immersa con viscerale amore nell paesaggio veneto, ma sempre cosciente del rapporto diretto tra natura e storia.
Leonardo Beccegato fa parte di quella schiera di pittori che affrontano la pittura con l’animo del sognatore, all’assalto di torri invalicabili e di città da espugnare, poiché ogni quadro è una conquista, ogni quadro allarga l’orizzonte estetico, ogni quadro è una maniera di penetrare dentro vicoli, sentieri e viali d’una città sconosciuta eppure quotidianamente frequentata.
7La pittura di Beccegato può essere letta come una pittura della nebbia, tipologia metereologica piuttosto diffusa nella sua regione d’origine, che può avere molte ramificazioni, possiede una sua nobiltà ed anche le sue tristezze.
La pittura della nebbia ha avuto i suoi capostipiti letterari e sulla sommità di questa piramide possiamo probabilmente mettere il Petrarca, ma non è detto che i poeti del Dolce Stil Novo non abbiano collocato nel centro delle proprie preoccupazioni estetiche un elemento quasi soprannaturale: il potere trasfigurante dello sguardo, per esempio.
Dietro questa padronanza di tematiche di difficile governo sta un sottile mestiere che Beccegato ha maturato neI tempo con attenzione sapiente: e basterà considerare i suoi delicati penetranti lavori, dove le immagini appaiono puntualmente descrittive e tuttavia liricamente trasfigurate; cariche di dense vibrazioni pittoriche che li trasfigurano simbolicamente.
Nella volontà di calare l’opera in una dimensione, se non satirica, almeno scherzosa, con esiti grotteschi, Beccegato ricorre ad una pennellata sempre meno compendiaria, più attenta ai particolari, quasi naturalistici.
E ancora: Beccegato sembra dividere la concezione simbolista dell’arte come di un linguaggio unico pur nelle sue differenze tecniche; punta sulle sinestesie; cosicché il suo amore per la musica, rappresentato attraverso immagini di strumenti che vibrano nelle mani di ispirati suonatori, pervade tutto il ritmo delle sue composizioni pittoriche. Non per nulla la raffigurazione di un gruppo di persone, dai tratti di semplicità quotidiana, in un padovano Pra’ della Valle di liquefatti colori - un luogo fantastico, dunque - rievoca nel titolo il titolo di una celebre composizione musicale: Concerto grosso. Anche il Concertino in campo Santa Margherita rievoca altri momenti, altre opere: in particolare il Tannhäuser sul Venusberg di Henri Fantin-Latour. Mentre in Fantin-Latour ninfe suonatrici e danzanti richiamano le menadi, in Beccegato le stesse ninfe trasformate in statue con sullo sfondo una città murata sembrano voler abbandonare il regno del piacere per tornare alla realtà dell’esistenza, il tutto amplificato dall’uso di toni crepuscolari, con le figure statuarie avvolte nella caligine.
Dove ha spaziato la pittura di Leonardo Beccegato?
Per prima cosa ha usato il piacere dell’invenzione, soprattutto, la fedeltà ad un certo tipo di armonia e di equilibrio che nei suoi quadri è sempre stata rigorosamente rispettata, i limiti d’un giusto rapporto tra il colore e la forma, cioè in pratica i limiti che ogni buon pittore deve darsi quando incomincia a penetrare nell’oscura foresta dell’ arte. Beccegato non cede alla menzogna o al compromesso, è onesto con se stesso e con gli altri. La sua onestà è un elemento fondamentale. Non può nascondersi dietro i trucchi del mestiere o della falsa moda o della mondanità, a cui l’arte della nebbia talvolta sembra indulgere per paura d’essere considerata già sorpassata dal tempo.
Una pittura come quella di Leonardo Beccegato è costretta ad essere moderna: è simbolica, è allusiva, percorre le strade dell’inconscio, esprime anche le apprensioni e le inquietudini del nostro tempo, è soprattutto una cosa viva.
L’arte di Beccegato istituisce un rapporto fra reale e fantastico, fra il concreto e l’ onirico, producendo creature che compaiono ogni tanto, soprattutto di notte, sull’erba del Prato della Valle senza una precisa ragione d’essere: folletti, spiritelli, trolls o solo gente comune come innamorati , disoccupati, pensionati? È il sonno della ragione a generare simili mostriciattoli?
1Con molta eleganza Leonardo Beccegato ha introdotto nella sua pittura un elemento di dubbio, d’un dubbio che è estetico, perché le sue figure non hanno poi quella grande innocenza che fingono di avere. La sua realtà, trafitta dalle sue affilatissime frecce, dice cose ambigue: per esempio, ci parlano della doppiezza e della finzione della realtà, della sua bellezza un po’ stregonesca, dei suoi pericolosi sortilegi: esplode sotto i nostri occhi come giochi d’artificio. La sua immagine è percorsa da questo continuo ondeggiare tra le regioni del sogno e quelle della quotidianità più esplicita? Le sue figure sono fantasmi o sono persone reali? Gli esseri che noi incontriamo nella sua pittura possono sempre diventare qualche cosa di diverso e vivere bizzarre avventure che contrastano con la loro apparente normalità. Passano accanto al mistero, non vi è certezza che si tratti di statue o di musicisti, esseri in carne ed ossa.
È, possiamo ben dirlo, una pittura realistica che si ammanta di molta fantasia, ed è una pittura fantasiosa e perfino un po’ capricciosa che insegue una sfuggente realtà.
Ecco dunque Beccegato accostarsi, attraversare le proposte della nuova figurazione alla quale certamente lo avvicina il suo talento compositivo, quella sua naturale capacità di creare una unità tematica assemblando immagini diverse colte dalle due dimensioni che questo artista veneto ha sempre padroneggiato: quella della realtà quotidiana, del presente, e quella del sogno, della memoria. E più marcata e riconoscibile la vicinanza con i citazionisti, o anacronisti o seicentisti, come in vario modo vengono chiamati, che, se non altro, hanno avuto il merito di richiamare fortemente l’attenzione sul mestiere, sulla qualità del dipingere.