I disegni del blocco per appunti

Presentiamo i fogli presenti in mostra, suddivisi arbitrariamente per sezioni con un breve commento introduttivo

Vita di caserma: richiamati e reclute

Vita di caserma: richiamati e recluteTono tratteggia in rapidi tratti le figure dei richiamati nella caserma di Castelmaggiore del Genio Ferrovieri, di cui ci offre anche uno scorcio riportato in basso.Accanto alle reclute in divisa sono presenti figure in borghese, ancora in giacca e cravatta con cappello, alcuni con la pipa, segno che il servizio di magazzinaggio lasciava a desiderare.Bella l’immagine a fianco, dove un richiamato, classe 1901 che probabilmente ha lasciato a casa una famiglia, appoggia la testa stancamente alla mano, e sogna certamente il congedo.Nel foglio intitolato Vivere pericolosamente alcuni autoritratti, e la ripresa della foto di Tono Zancanaro fatta davanti ad una serranda chiusa, dove lui ha aggiunto appunto la scritta autografa VIVERE PERICOLOSAMENTE.

Vita di caserma: nel cortile

Il cortile è il centro della vita della caserma, qui si fanno l’alzabandiera e le adunate, l’addestramento formale, le esercitazioni. Ma nel cortile di Castelmaggiore tutto questo non si vede, Tono riprende soldati seduti su delle panchine, nell’immagine sotto una recluta guarda un gruppo di richiamati ammassati su un lato di un casamento, e addirittura sdraiati su un prato. Uno si lava su una sorta di abbeveratoio mentre i piantoni di ramazza stanno indolenti appoggiati ad un muro, gli attrezzi di lavoro abbandonati di fianco.I fucili sono raggruppati come fascine di grano, le baionette verso il cielo, abbandonati a se stessi senza una sentinella di guardia.Solo in un disegno dove sono raggruppate diverse scene, come delle vognette, i militari sembrano intenti (ma non tutti) in qualche attività.Spicca L’Albero della caserma, unica presenza forte e rassicurante in un contesto di disfacimento e rilassatezza tutt’altro che militaresca.

Vita di caserma: il rancio

Il rancio è uno dei momenti importanti nella vita di caserma, momento di distensione conviviale, ma i marmittoni di Tono non sembrano particolarmente felici, mentre mangiano dalla gavetta seduti sulle panchine della caserma a due a due, o sulla branda in camererata da soli.Spiccano i richiamati ancora in borghese, con il cappello in testa.

Vita di caserma: in camerata

La camerata è il luogo se non della privacy, che non esiste durante il servizio militare, almeno della rilassatezza, dove è possibile raccogliersi nella propria intimità magari per scrivere una lettera a casa appoggiato su una cassetta, che in camerata non esiste un tavolino.In camerata è possibile rammendare qualche strappo, o chiaccherare con i commilitoni, o giocare a carte per trascorrere il tempo.Ma la camerata è soprattutto il luogo del riposo, magari buttandosi in branda direttamente dopo una lunga marcia ancora con gli scarponi addosso, e se non si ha un materasso tre assi sono bastevoli per fare un giaciglio.La camerata è il luogo dove uno, magari un richiamato, può isolarsi sotto le coperte pensando a casa, a ciò che si è dovuto lasciare per entrare in un mondo alieno, dove il futuro è incerto.In un disegno si vede un geniere che ha appoggiato sul tavolaccio fucile e giberne, e si è accosciato a fianco, per terra, addormentandosi vicino alla porta della latrina, dove campeggia un cartello di avvertimento: LATRINE CHIUDERE SEMPRE, al momento chiusa con un chiavistello.

Personaggi

Sparsi lungo i fogli dei taccuini usati da Tono si trovano molti ritratti, veri e immaginari, incentrati nella caserma di Castelmaggiore.Così troviamo il Soldato dopo la puntura, che si tocca il petto dolente, e la figura del borghese riptratto prima con giacca e cravatta e poi, corpo evanescente e volto ben delimitato, con la bustina in testa.Ogni caserma ha i suoi busti, e a Castelmaggiore troviamo il ritratto immaginario di Mario Fiore caduto il 17-5-1918, ma Tono tratteggia anche il volto de L’Eroe con rapidi tratti di penna, e come dice una canzone di Francesco Guccini “gli eroi son tutti giovani e belli”. Con lo stesso sitile usato per L’Eroe troviamo anche uno Studio per autoritratto.Il Richiamato di Foggia ha lo sguardo perso, è appena arrivato e lo si capisce perché non è ancora passato dal barbiere per il taglio regolamentare dei capelli.Molti i fogli dedicati aglio Studi di volti, ove diversi sono atteggiati in un gesto di disperazione.Il Ritratto di Carlo, il Ritratto e lo Studio per Benvenuto Mericano ci mostrano tre personaggi, ancora in borghese (un intelletuale, un borghese, un contadino) con lo sguardo che cerca di vedere un futuro incerto

La libera uscita

Una parte della libera uscita, tempo durante il quale non si sa come passare il tempo, è trascorsa in treno per tornare ai paesi di origine, e in treno ci si addormenta come si può, soprattutto quando per risparmiare si viaggia nei vagoni di legno della III^ classe, soprannominati “centoporte”: usando una sacca come cuscino, appoggiati alla porta, ammontonati uno sull’altro magari per scaldarsi. Anche i carabinieri viaggiano in terza classe.In libera uscita, come racconta Mario Rigoni Stern, magari con le poche lire in tasca si va in una bettola per mangiare un piatto di minestra migliore del rancio della caserma, poi si ciondola per la città, si guarda e si comentano da un muretto le ragazze che passano, a Padova i militari si siedono sulla muretta del Pra’ della Valle in attesa dell’ora del rientro in camerata

Ospedale Militare

L’epilogo della vicenda in armi di Tono Zancanaro si compie nell’Ospedale Militare, dove era riuscito a farsi ricoverare seguendo le indicazioni del medico Giorgio RubinatoL’ambiente ospedaliero è fonte di altri disegni, a partire dalle particolari sedie, qualcuno ricorderà le sedie metalliche rigorosamente dipinte di bianco sporco e pesantissime, che Tono rende in tono surrealistico trasformando le gambe in fiammiferi.In un disegno si legge il cartello REPARTO SCIATICA, dove Tono era ricoverato.La maggio parte dei fogli riporta persone addormerntate nei letti di ferro, qualche paziente è seduto, pantofole ai piedi e spesso un berretto in testa, forse per ripararsi dal feddo che sicuramente c’era nelle camerate.Qualcuno mangia da solo, altri sono in due o tre attorno al piccolo tavolo con delle ciotole.In tutte le immagini un senso di tristezza, di desolazione, di abbandono.

Giorgio Rubinato, medico e grande amico di Tono,  si dà attivamente da fare per risolvere la situazione militare di Tono, ed infatti in una lettera datata 21 maggio 1939, fra le altre cose, scrive:Giorgio Rubinato, medico e grande amico di Tono,  si dà attivamente da fare per risolvere la situazione militare di Tono, ed infatti in una lettera datata 21 maggio 1939, fra le altre cose, scrive:“ ... da ultimo per confermarti che ho preso accordi con Roberto per quello che dovrai fare al tuo ritorno, e cioè dovrai “avere” improvvisamente un’ematemesi (vulgo: sbocco di sangue) e forti crampi allo stomaco; allora lui telefonerà al capitano la cosa e quindi il tuo accoglimento in ospedale dipenderà dalla risposta del detto capitano: i raggi seguiranno di conseguenza. Roberto dice di non essere del tutto sicuro di come prenderà la cosa il capitano: ma in ogni caso conviene provare nel modo suddetto.”.

Per fortuna di Tono le cose andarono come previsto, appena giunto in licenza a Padova ebbe l’ematemesi ed i crampi previsti, e dopo un breve ricovero nell’ospedale militare, di cui rimangono li studi riportati in questo catalogo. In molti disegni si possono intravedere scorci della finestra che con le sue ombre, assieme alle macchie di umido sulle pareti, da origine ai prodromi dei Protogibbi, il soggetto sarà ripreso durante il successivo ricovero di Tono nell’Ospedale Civile di Padova, dove queste ombre misteriose e terrificanti prenderanno forma e sostanza per portare alla genesi del GIBBO.

Ottenne una licenza di 90 giorni per colite spastica e appendicite cronica.

Non fece più ritorno in caserma.