Vecchiarino 01Presentare una mostra sull’immagine femminile oggi significa innanzi tutto interrogarsi sull’idea di immagine, sull’idea di rappresentazione del “mistero” femminile e sull’idea di bellezza. Bisognerebbe chiedersi cosa sia un’immagine, cosa sia la rappresentazione della bellezza, ed anche cosa sia la stessa bellezza, che non è uguale per tutti.
Leonardo Vecchiarino cerca con il suo lavoro e la sua ormai lunga ricerca estetica di dare una risposta a queste domande. Il tema caratterizzante la produzione di Vecchiarino è quello dei ritratti muliebri, ed è esattamente un «peintre des jolies femmes»: rasi fruscianti, vaporosi tulle, pose languide, carni fiorenti, morbide ciocche appena allentate, dita affusolate, sguardi tra innocenti e maliziosi. Una galleria di donne che evoca un mondo spensierato e felice, ma anche misterioso a volte celato dietro grandi occhiali scuri.
Il mondo della donna, in questa visione maschile, è velato di mistero e l’artista mette in atto reiterati tentativi di sondarlo tramite ritratti e composizioni con una visione personale, attuale e moderna.
L’immagine della donna muta socialmente nel tempo e l’idea di bellezza e la sua percezione si modificano anch’esse nel tempo come dimostra Stephan Gundle nel libro “Figure del desiderio” (Laterza, 2007). Da molto tempo il discorso sulla bellezza, maschile e femminile, non è più di esclusivo dominio delle arti, come affermato da Walter Benjamin nel volume “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica ” (Giulio Einaudi, 1955), e le forme della bellezza si stanno incrociando e contaminando attraverso quelle degli apparati industriali, dei consumi e dei bisogni: tutto si scompone e si frammenta in infinite parti che possono dar luogo alle combinazioni più disparate. Così accade che nascono le provocanti, civettuole, nervose, scintillanti e mondanamente sensuali figure di accattivante e turgida sensualità di Vecchiarino, vibranti di vitalità a stento contenute nella convenzione dell’aspetto e costantemente in fieri di segreta esplosione dei sensi.

Gli sfondi
Vecchiarino utilizza diversi tipi di sfondi per le sue figure. A volte lo sfondo è una creazione continua che nasce dalla superficie della tela e si manifesta come involucro che si modula e si arricchisce come una scorza, è uno spazio esistenziale per la figura che vi è adagiata. La superficie della tela diviene così uno spazio carico di attese, come di energia trattenuta, dove la forza del gesto di dipingere si esprime attraverso pennellate decise, segni di un’incessante ricerca di equilibri in un gioco di pesi e contrappesi, con utilizzo di colori, spesso acidi, che cercano di ammorbidire o scavare più a fondo.
Altre volte lo sfondo, che richiama l’opera di Mimmo Rotella con i suoi décollage di manifesti strappati, è un collage ove la materia diviene protagonista con la stratificazione dei materiali che rivela molteplici passaggi non solo fisici ma anche mentali, creando un risultato di sfumature, zone d’ombra, colori sottratti. Alla fine un lavoro di ricerca, come un tentativo di cercare qualche cosa, forse una verità nascosta sotto gli strati coprenti.
Altre volte ancora, lo sfondo è geometrico, praticamente monocromo, quasi una tappezzeria plastificata di un bar o comunque di un locale pubblico, il cui segno attrae lo sguardo e nel contempo lo respinge per rinviarlo alla visione centrale della figura.
Immagini del femminile
La sfida di Vecchiarino è nel tentativo di interpretare lo spirito della donna moderna, a volte anche senza rappresentarne lo sguardo, vuoi perché gli occhi sono Vecchiarino 06coperti con occhiali o con cappelli, vuoi per la particolare inquadratura della figura.
Figure femminili, quelle di Vecchiarino, che mettono a nudo i loro sogni e le loro aspirazioni di donne moderne, spettacolari, sfrontate e indipendenti, molto glamour, che amano brillare sotto i riflettori con abiti a volte sinuosi e trasparenti, decisamente sexy, in tessuti tecnici moderni dai colori vivaci ovvero eleganti con ruches  e cascate di volant.
Figure femminili dominanti nella pubblicità, nella moda e nello spettacolo, e ovviamente presenti nelle altre forme creative di comunicazione come la fotografia, il cinema e la televisione, dove il sorriso e le forme femminili si affermano sempre più come incontrastati testimonial della comunicazione pubblicitaria.
La seduzione è il filo rosso che lega tutte le opere con l’immagine femminile che assurge ad emblema in cui rimane sotterraneo e segreto, un sensualismo sofisticato e sfuggente.
È un insieme erotico?
Può Leonardo Vecchiarino essere definito un artista erotico?
La nudità nelle sue opere non è mai esibita, al più è pudicamente funzionale all’opera o al massimo è timidamente glamour. Eppure l’abito dipinto ha la sua importanza, come esposto in “Erotismo nell’arte del XX secolo” di A. Muthesiue e B. Riemschneider (Taschen, 1994) “:…L’abito ha un duplice ruolo: indossarlo impedisce che il corpo si trasformi in una esposizione ambulante e, nel contempo, esso accende la curiosità. L’atto di svestirsi, a sua volta, determina uno stimolo erotico…”.
Vecchiarino 05L’erotismo di Vecchiarino non è quello de L’origine del mondo di Gustave Courbet, e nemmeno quello più soft de La gonna bianca di Balthus, o anche quello un po’ perverso del Ritratto della danzatrice Anita Berber di Otto Dix. L’erotismo di Vecchiarino è più cerebrale, dedicato forse alla ricerca di una visione non voyeuristica del mondo, dove è l’immaginazione, il non detto, che la fa da padrone.
E nulla è più forte della fantasia.
Conclusioni
La donna angelicata di Dante Gabriel Rossetti e di Burne-Jones, si è via via trasformata nella donna di Beardsley e di Klimt passando attraverso la danzatrice dei veli, Loïe Fuller, dipinta fra gli altri da Touluse-Lautrec, per giungere oggi a Leonardo Vecchiarino che consacra tutto se stesso nel ritrarre la donna del suo tempo, mettendone in luce l’anima coi suoi sprazzi di passione, di vizio, di febbre, di tormento. Rari altri artisti che hanno saputo veramente comprenderla o renderla viva e palpitante come l’ha resa Vecchiarino nelle sue tele che sembrano carezze, schiaffi e baci. Nessuno come il pittore foggiano ne ha indovinato tutta l’intimità (senza mostrarla alla Flaubert) la grazia, la duttilità, la dolcezza, o l’affabile condiscendenza in ogni manifestazione della vita.